Il progetto
Dal 4 giugno al 27 novembre 2011 le prestigiose sale del Museo Correr di Venezia ospiteranno la mostra “Julian Schnabel. Permanently becoming and the architecture of seeing”. L’evento è prodotto e organizzato da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e realizzata grazie a Maybach, main sponsor dell’evento, e di BNL Gruppo BNP Paribas. Il percorso espositivo, a cura di Norman Rosenthal, offre l’opportunità, tanto attesa, di capire l’opera Julian Schnabel, artista visionario i cui dipinti hanno modellato e continuano a influenzare il paesaggio di quella che viene definita l’arte contemporanea. La mostra presenta oltre quaranta opere che ripercorrono la sua carriera dagli Anni ‘70 ad oggi e non c’è cornice migliore del Museo Correr di Venezia, storico crocevia fra Oriente e Occidente. Schnabel, infatti, oltre a essere un grande artista americano, è anche un artista del mondo che ha fatto da ponte fra Est e Ovest, assimilando culture diverse e aprendo nuove strade all’arte. Il suo è un progetto di sdoganamento per le nuove generazioni di artisti, una spinta a espandere i confini dell’arte contemporanea. La retrospettiva illustra la sua poetica fortemente ispirata a Jackson Pollock e Cy Twombly, ma basata anche sulla tradizione europea e mediterranea che ricorda lo stile dei vecchi maestri spagnoli e italiani – come El Greco e Tintoretto – e che interpreta rimandi letterari e culturali, antichi e moderni da Omero a Eschilo, all’arte dei grandi maestri, da Giotto a Goya, da Antoni Gaudí a Pablo Picasso. Oltre ai i suoi celebri plate paintings la mostra offre opere create con una varietà infinita di tecniche e materiali – dal velluto alla tela cerata, da pezzi di legno recuperati in tutto il mondo, a vele, fotografie, tappeti, teloni e qualsiasi superficie piatta che ispiri i suoi processi creativi – e illustra un modo di utilizzare queste materie che, estrapolate dal loro contesto originario, assumono nuovi significati come realtà dipinta. Verso la fine degli Anni ‘70 i plate paintings riorganizzarono la logica della pittura, coltivando un nuovo terreno artistico, e fungendo da rimedio alla cosiddetta “morte della pittura”. Pittore, scultore e regista, Julian Schnabel si contraddistingue per la sua stupefacente capacità metamorfica e la travolgente forza espressiva che comunica attraverso le sue opere. Un talento nato dalla pittura che lo porta a sondare più campi artistici e a cimentarsi nel mondo del cinema dove riesce come ottimo regista con i film Basquiat del 1996, Prima che sia notte del 2000 (vincitore del premio Grand Jury al Festival del Cinema di Venezia), Lo Scafandro e la Farfalla del 2007 (vincitore del premio per il miglior regista al Festival di Cannes). La produzione cinematografica di Schnabel è strettamente correlata alla sua produzione artistica al punto che i suoi film possono essere considerati un naturale proseguimento della sua vena pittorica.
LA MOSTRA La mostra si apre con l’installazione “Queequeg”, grandiosa scultura in bronzo alta oltre quattro metri. Quest’opera è l’ultima di una serie di sculture cominciata nel 1981 e il cui viaggio iniziò nel 1982 fra le montagne di Chantarella, St. Moritz. “Queequeg” è il primo frutto dell’accordo biennale che Julian Schnabel ha concluso con la casa automobilistica di lusso Maybach. “Queequeg – The Maybach Sculpture” è stata presentata in anteprima mondiale all’Art Basel Miami Beach 2010. Questa collaborazione è un’ulteriore conferma dell’impegno profuso da Maybach nel mondo dell’arte contemporanea a sostegno di artisti noti e del loro impegno nell’accompagnare i protégés più giovani e talentuosi, oltre che di istituzioni dell’arte quali il Louvre e la Fondazione Beyeler. L’esposizione continua con gli straordinari “Surf Paintings” intitolati “Painting for Malik Joyeux and Bernardo Bertolucci” (2006), alti più di sei metri, posizionati nello spendido scalone neoclassico del Museo Correr. In queste opere, realizzate su poliestere in gesso e inchiostro, l’artista unisce la sua passione per l’arte e per la regia a un’altra grande passione della sua vita, quella per il surf. L’acqua e il surf sono usati come metafore della libertà. I dipinti sono dedicati a due personalità piuttosto divergenti: Malik Joyeux, surfista professionista e Bernardo Bertolucci, famoso regista italiano. Il tema del mare è ricorrente nei dipinti e nei film di Schnabel; la vastità del soggetto porta l’artista a dipingere su supporti molto grandi in grado di inglobare lo spettatore all’interno dell’esperienza visiva come accade al cinema. Nel suo grande capolavoro “The sea” del 1981, realizzato in Amagansett utilizzando frammenti di cocci di vasi messicani, questa volta il mare non viene rappresentato come elemento della natura che sta per essere eroicamente conquistato da un surfista ma diventa evocativo del tempo, della storia e forse di un cammino verso la fine, da cui si percepisce un immagine di sconfitta, di affogamento, andando a creare un’immagine di dissesto culturale. In mostra non mancano altri plate paintings, i celeberrimi dipinti realizzati sulle superfici di frammenti di ceramica, che hanno rappresentato un considerevole momento di svolta nel percorso pittorico del maestro e un’importante innovazione nel panorama artistico degli Anni ‘80. Uno dei suoi primi capolavori è stato “St. Francis in Ecstasy” del 1980 in cui la figura di San Francesco appare, sullo sfondo di un paesaggio montuoso, avvolta da un drappeggio affiancata da un teschio e da una entità rossa che si innalza nel cielo. Altro aspetto molto importante della sua opera è senza dubbio quello autobiografico che ritroviamo in mostra nei numerosi ritratti di amici o familiari tra i quali “Portrait of Olatz” del 1993 dove è ritratta l’ex moglie dell’artista; “Portrait of Father Pete Jacobs” del 1997 amico di Schnabel, fino a “Portrait of Rula” del 2010, esposto nella splendida Sala da Pranzo neoclassica del Museo Correr, ritratto della sua attuale compagna e autrice del romanzo biografico “Miral” che ha ispirato l’ultimo film di Schnabel. Svariate le fonti ispiratrici di Schnabel nelle cui opere ritroviamo moltissime allusioni letterarie, rimandi storici e riferimenti musicali. Come la scritta “BEZ”, che compare in “Bez #1” del 2010 dipinta sopra un’immagine di Shiva in un paesaggio esotico, che non ha alcuna allusione a rimandi religiosi e si riferisce a un noto personaggio rock di Manchester, Mark Berry la “mascot/ballerino” degli Happy Mondays. Altra particolare tecnica utilizzata da Schnabel consiste nell’ingrandire fotografie poetiche ed evocative sulle quali interviene con tocchi di colore e macchie generate dalle condizioni atmosferiche. Come nelle straordinarie opere “Salivars” del 2009 le quali hanno come sfondo scatti di paesaggi dei dintorni della sua casa al mare e del suo studio a Montauk, nella punta più a nord di Long Island, risalenti agli Anni ‘50. In mostra anche tre dipinti intitolati “The Atlas Mountains” che rappresentano le montagne del Nord Africa tra il Mediterraneo e il Sahara. Su una tela catramata alta quattro metri e interrotta da segni di gesso, l’artista ha fissato briglie marocchine per evocare paesaggi segnati e invecchiati dalle intemperie e dal tempo. I primi quadri del percorso espositivo come “Jack the Bellboy”, “Procession (for Jean Vigo)” o “Saint Sebastian – Born in 1951”, sono per Schnabel le prime formulazioni di ricerca di un surrogato della figura nella fisicità del quadro e il tentativo di reintrodurre un linguaggio nella varietà dei significati. ………………………………………………………………………………………………………………………………………….. CATALOGO Julian Schnabel. Permanently becoming and the architecture of Sseeing. A cura di Rosenthal Norman pp. 156, formato 26 x32 cm Euro 45,00 Skira, 2011 isbn: 978-88-572-1000-1 ACQUISTA ORA ! – >>> Edizione Italiano e inglese