Nel Seicento, secolo per eccellenza del merletto, che invade dalla testa ai piedi le vesti maschili, femminili, infantili, ecclesiastiche e professionali, le Fiandre, Milano e Genova si specializzano nella lavorazione a fuselli, mentre Venezia, pur non rinunciando ad essi, crea inimitabili manufatti ad ago.
I barocchi merletti lagunari in punto Venezia tagliato fogliame ad alto rilievo, sono tanto spettacolari e costosi da indurre la Francia, per ostacolare le eccessive spese suntuarie della corte del Re Sole, ad organizzarne una lavorazione autoctona sotto la guida di maestranze veneziane “rapite” allo scopo. La Serenissima risponderà a tale concorrenza inventando gli ancor più virtuosistici merletti a punto rosa, i cui caratteristici intricati disegni miniaturizzati, resi addirittura simili a cristalli di neve da micro-stratificazioni in rilievo, saranno realizzati con stilizzazioni maggiori anche sul tombolo.
I decori nella prima metà del secolo sono caratterizzati da grande varietà di specialità botaniche, rese realisticamente, disposte a girali entro cui si alternano piccoli animali e volatili; tra 1650 e 1675 circa, si assiste all’invasione di inflorescenze indiane, riprese da erbari e interpretate con fantasia; nell’ultimo quarto gli stessi motivi vanno trasformandosi con un progressivo rimpicciolimento e stilizzazione.
Nel Settecento invece vanno di moda le leggerissime trine di tipo fiammingo (francesi e belghe) a cui le manifatture ad ago veneziane cercano di assomigliare aumentando la superficie di fondo realizzata in esilissima rete entro cui misurati elementi floreali sembrano come inglobati: è l’invenzione del punto Burano. Con i fuselli, anche a Venezia si producono le impalpabili blonde, che si preferiscono però tinte in nero, da usare come mantelline nei travestimenti carnevaleschi. La semplificazione delle fogge, dovuta all’imporsi di uno stile di vita anglosassone, più pratico e sportivo, comporta anche quella dei merletti, caratterizzati da motivi minuti e disseminati, adatti a fisciù (scialletti), jabots (cravattine) e pouffs (cuffie).
I drammatici eventi delle rivoluzioni americana e francese porteranno all’abbandono del merletto, considerato odioso simbolo della sconfitta aristocrazia. I motivi decorativi seguono quelli proposti nelle stoffe da abbigliamento: nella prima metà lussureggianti e commisti a elementi rocaille, nella seconda “a meandro” con fiori di pesco e rose e nell’ultimo quarto con forte alleggerimento e banalizzazione degli stessi.